Il Gazzettino di Rovigo – 2 Aprile 2002

2 Aprile 2002

Ad Houston il primo congresso internazionale sulla sofisticata metodica che consente la terapia chirurgica con il laser dei più comuni difetti visivi
La Lasek conquista il mondo scientifico
La raffinata tecnica di chirurgia oculistica messa a punto da un medico rodigino è ora adottata da specialisti famosi.

Ha conquistato ormai il mondo la nuova tecnica rodigina per la terapia laser di alcune malattie oculari, come la miopia e l’astigmatismo o la percezione di immagini sfocate.

A metterla a punto è stato l’oculista rodigino Massimo Camellin, specialista dal 1987, 230 riunioni scientifiche alle spalle, 7 premi ufficiali e la partecipazione ad almeno, una quarantina di congressi all’anno come relatore.

Camellin, 44 anni, è uno specialista appassionato della sua branca che alterna l’attività medica ambulatoriale alla ricerca scientifica, ma non pensava certo che la sua ultima scoperta potesse divenire una tecnica fondamentale nella moderna chirurgia oculistica mondiale.

Si è appena svolto infatti a Houston, in Texas (Usa), il primo congresso internazionale della Lasek, Laser Epithelial keratomileusis, la tecnica per le operazioni oculistiche che utilizza il laser messa a punto dal medico rodigino nel 1998. Camellin è stato chiamato a illustrare le modalità dei suoi interventi, insieme a colleghi di fama mondiale.

«È curioso che a volte una tecnica nasca da una serie di coincidenze od osservazioni casuali – spiega Camellin – Ed è quello che mi ha spinto a sperimentare la Lasek. Da qualche tempo effettuo le cheratoplastiche con cornee immerse in liquido di coltura a temperatura ambiente e mi sono reso conto che a differenza delle precedenti cornee conservate a +4 gradi, queste ultime non richiedevano un tempo di riepitelizzazione, cioè di riformazione dello strato di pelle esterno che ricopre l’occhio, in quanto il loro epitelio originale era ancora vitale al momento del trapianto, e garantiva una protezione del lembo già in prima giornata».

Il dottor Camellin inoltre aveva notato che la comune tecnica allora adottata, denominata Prk, che prevede il raschiamento della superficie della cornea con una spatolina prima del trattamento curativo con il laser, aveva gli inconvenienti di causare molto dolore e di avere un tempo di recupero visivo condizionato dalla ricrescita dell’epitelio corneale.

«Ho pensato perciò di effettuare l’eliminazione dell’epitelio utilizzando una soluzione alcoolica composta da acqua distillata e alcool – continua l’oculista – e di riadagiarlo sulla cornea una volta eseguito l’operazione con il laser. I risultati sono stati immediatamente straordinari per la qualità della superficie che si otteneva e per il breve tempo di riepitelizzazione richiesto, solo una settimana. Da allora ho sempre adottato questa tecnica, trattando con completo successo un migliaio di pazienti in tre anni».

Daniela Ghio